sabato 9 novembre 2013

Le esplosioni stellari che sfidano la costante cosmologica

by repubblicawww@repubblica.it (Redazione Repubblica.it)
Le più recenti osservazioni di supernova di tipo Ia, le esplosioni stellari utilizzate per misurare le distanze astronomiche, potrebbero mettere in discussione la spiegazione dell'energia oscura che chiama in causa la costante cosmologica
Perché l'universo sta andando in pezzi? La domanda tormenta gli astronomi fin dalla scoperta, negli anni novanta, che l'espansione dell'universo sta accelerando. La storia è oggi ulteriormente complicata da nuove osservazioni di lontane esplosioni stellari che mettono in dubbio la spiegazione più accreditata, che chiama in causa la costante cosmologica... 

domenica 27 ottobre 2013

Il Bosone di Higgs Potrebbe Aiutarci a Spiegare la Materia Oscura e la Mancanza di Antimateria?

Qualche giorno fa, abbiamo parlato di cosa sono il bosone ed il campo di Higgs, ed abbiamo visto che permettono di spiegare l'acquisizione di massa da parte delle particelle. Ma l'esistenza di Higgs potrebbe avere implicazioni ancor più vaste! Un gruppo di fisici ha pubblicato da poco uno studio in cui si chiedono se il [...]

sabato 26 ottobre 2013

Esperimento Quantistico Mostra Come il Tempo Emerge dall'Entanglement

Quando le idee della fisica quantistica hanno iniziato a diffondersi all'inizio del XX°secolo nella comunità scientifica, l'impatto è stato enorme! Entusiasti dai risultati fantastici che stavano ottenendo, ovviamente i fisici hanno cercato di unire queste leggi anche all'altra grande scoperta teorica: la teoria della relatività e le implicazioni circa la gravità. Il risultato non è [...]

martedì 8 ottobre 2013

Nobel della Fisica 2013 Premia Bosone di Higgs

La caccia al bosone di Higgs è stata tra le più lunghe e tortuose della storia, ma alla fine la scoperta è arrivata il 4 Luglio del 2012. L'impresa è durata decenni ed ha coinvolto centinaia di scienziati da tutto il pianeta. E' servita anche la costruzione del più grande e complesso acceleratore di particelle [...]

lunedì 30 settembre 2013

La geometria dell'universo? Piatta o a forma di sella

by repubblicawww@repubblica.it (Redazione Repubblica.it)
La geometria locale dell'universo sarebbe piatta, cioè con curvatura nulla, oppure aperta, con curvatura leggermente negativa. Lo afferma un nuovo lavoro teorico, basato sulle ultime misurazioni del satellite Planck, che studia le anomalie di temperatura della radiazione cosmica di fondo. Queste anomalie sarebbero da collegare alle fluttuazioni quantistiche della radiazione che permeava l'universo pochi istanti dopo il big bang e anche alla densità della materia dell'universo, il cui valore è intrinsecamente correlato alla curvatura dello spazio e alla sua geometria, secondo le leggi stabilite dalla teoria della relatività generale...

domenica 11 agosto 2013

Neutrini e capodogli: le strane rilevazioni di NEMO

by repubblicawww@repubblica.it (Redazione Repubblica.it)

Allestito per la rilevazione dei neutrini, l'osservatorio sottomarino Km3Net è stato dotato anche di una serie di sofisticati sensori acustici per rilevare l'inquinamento sonoro dei mari e monitorare la presenza di grandi cetacei nel Mediterraneo. Già i primi risultati mostrano la possibilità e l'importanza di realizzare sinergie fra campi di ricerca anche molto distanti... 

lunedì 22 luglio 2013

INFN: CMS e LHCb presentano il raro decadimento del mesone Bs

by repubblicawww@repubblica.it (Redazione Repubblica.it)
Comunicato stampa: gli esperimenti LHCb e CMS dell'acceleratore di particelle LHC del CERN di Ginevra  hanno presentato le misure relative a uno dei processi più rari tra quelli misurabili in fisica, il decadimento del mesone Bs in due muoni, che confermano quanto ipotizzato dal modello standard...

Neutrini, confermata l'oscillazione da muonici a elettronici

by repubblicawww@repubblica.it (Redazione Repubblica.it)

L'oscillazione del neutrino dal sapore muonico a quello elettronico è stata dimostrata in modo definitivo dall'esperimento T2K, in Giappone, a cui collaborano ricercatori italiani dell'Istituto nazionale di fisica nucleare. La scoperta conferma un risultato preliminare ottenuto nel 2011 dallo stesso esperimento e permette di approfondire sempre più la conoscenza della fisica del neutrino, aprendo la strada a nuove ipotesi sulla prevalenza della materia sull’antimateria nei primi istanti del big bang...

mercoledì 17 luglio 2013

La costante di struttura fine non varia con la gravità

by repubblicawww@repubblica.it (Redazione Repubblica.it)
In prossimità di una nana bianca, la costante di struttura fine, che rappresenta l'entità dell'interazione delle particelle attraverso la forza elettromagnetica, ha lo stesso valore misurato sulla Terra, nonostante l'enorme differenza nella forza di gravità tra questi due oggetti celesti. Lo ha stabilito una misurazione effettuata con il telescopio spaziale Hubble, che di conseguenza ha escluso l'esistenza di campi scalari esotici previsti da alcune teorie per mettere d'accordo modello standard della fisica delle particelle e la teoria della relatività generale di Einstein...

sabato 6 luglio 2013

Protoni e neutroni accoppiati nel nucleo? Ce lo diranno i neutrini

Protoni e neutroni accoppiati nel nucleo? Ce lo diranno i neutrini



 I primi risultati dell'esperimento MINERvA del Fermilab, in cui fasci di neutrini colpiscono bersagli di diverso tipo, fanno una luce su uno sfuggente fenomeno: i nucleoni, ovvero le particelle che compongono i nuclei degli atomi, potrebbero essere legati in coppie. Se confermata, questa tendenza all'accoppiamento dei nucleoni potrebbe influenzare le analisi degli esperimenti che studiano le oscillazioni tra i differenti tipi di neutrini... 

mercoledì 26 giugno 2013

Quattro quark per una nuova particella

Quattro quark per una nuova particella:
Zc(3900) è la prima particella nota a essere costituita da quattro quark. È stata scoperta da due gruppi di ricerca indipendenti degli esperimenti Belle, in Giappone, e BESIII, in Cina, studiando i prodotti di decadimento di collisioni tra elettroni e positroni. La sua massa è di circa 3,9 gigaelettronvolt, pari a circa quattro volte la massa del protone...

martedì 11 giugno 2013

Nuove ipotesi sulla materia oscura

Nuove ipotesi sulla materia oscura:
Secondo un nuovo modello teorico, una piccola percentuale della materia oscura, intorno al 5 per cento, interagisce con se stessa, contrariamente a quanto ipotizzato finora per le particelle debolmente interagenti come WIMP o assioni. Questa porzione della materia oscura formerebbe un disco nel piano di molte galassie, sovrapponendosi alla materia ordinaria: per questo motivo la sua presenza potrebbe essere verificata sperimentalmente dal satellite GAIA dell'ESA, o dalle missioni espressamente dedicate alla rivelazione della materia oscura, come PAMELA dell'INFN, Fermi della NASA e AMS-02 a bordo della Stazione spaziale internazionale ...

martedì 28 maggio 2013

IceCube scopre inspiegabili particelle ad alta energia

IceCube scopre inspiegabili particelle ad alta energia:
Il gigantesco osservatorio antartico ha intercettato le tracce di alcuni neutrini ad altissima energia, forse generati da processi astrofisici che avvengono nelle profondità del cosmo. Tuttavia non è stato ancora possibile identificare la loro sorgente...

mercoledì 22 maggio 2013

Gocce di plasma quark-gluonico nell'esperimento CMS

Gocce di plasma quark-gluonico nell'esperimento CMS:
Dalle collisioni di protoni con nuclei di piombo si formano coppie di frammenti le cui traiettorie restano brevemente correlate, come se fossero immerse in un fluido che le lega. Il ...

venerdì 3 maggio 2013

Arriva dal CERN la prima "bilancia" per l'antimateria

Arriva dal CERN la prima "bilancia" per l'antimateria:
La collaborazione ALPHA del CERN di Ginevra ha ottenuto per la prima volta una misurazione diretta dell'effetto della gravità su atomi di antidrogeno confinati in trappole ...

lunedì 29 aprile 2013


Alcuni astronomi hanno usato il VLT (Very Large Telescope) dell'ESO, insieme
a radio telescopi di tutto il mondo, per trovare e studiare una bizzarra coppia di
stelle formata dalla stella di neutroni più massiccia finora nota intorno a cui orbita
una nana bianca. Questa strana binaria permette di verificare la teoria della
gravità di Einstein [...]

mercoledì 24 aprile 2013


Comunicato stampa - Osservata a LHC una disparità tra materia e antimateria
Bologna, 24 aprile 2013 - Lo specchio dell’Universo rivela una nuova imperfezione. Alcune particelle gemelle si sono scomposte in forme diverse, mentre avrebbero dovuto  mantenere la propria uguaglianza anche in questa trasformazione. Il fenomeno è stato osservato da un gruppo di scienziati, con una vasta partecipazione di fisici dell’INFN, all’esperimento LHCb dell’acceleratore di particelle Large Hadron Collider al CERN di Ginevra...

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martedì 16 aprile 2013


Se c'è una cosa di cui l'universo è pieno, non è stelle e gas, ma materia oscura! Da qualsiasi parte si voltino gli astrofisici, vedono i suoi effetti gravitazionali entrare in gioco, ma non riescono mai a trovare la sua presenza, dato che apparentemente, qualsiasi cosa sia, non interagisce quasi per nulla con la luce [...]

giovedì 4 aprile 2013

AMS: i primi risultati della caccia all'antimateria

AMS: i primi risultati della caccia all'antimateria:
Diffusi oggi i primi risultati di AMS, il gigantesco spettrometro che opera da 18 mesi sulla Stazione spaziale internazionale. L'analisi di 25 miliardi raggi cosmici primari riguarda un sorprendente fenomeno legato a una nuova fisica: l'aumento della frazione di positroni (le antiparticelle dell'elettrone) rispetto agli elettroni al crescere dell'energia. Il risultato, benché non  conclusivo, è coerente con l'ipotesi che i positroni provengano dalla annichilazione di particelle di materia oscura...

giovedì 28 marzo 2013

INFN: Trovato il terzo neutrino mutante

INFN: Trovato il terzo neutrino mutante:
Comunicato stampa - L’esperimento internazionale OPERA ai Laboratori INFN del Gran Sasso ha osservato per la terza volta un neutrino che ha cambiato “sapore”...

mercoledì 27 marzo 2013

INFN: Una torre di 400 metri sotto il mare

INFN: Una torre di 400 metri sotto il mare:
Comunicato stampa - La prima struttura dell’osservatorio per neutrini Km3Net è stata ancorata con successo sul fondale al largo di Capo Passero in Sicilia...

sabato 16 marzo 2013

SPECIALE BOSONE DI HIGGS: LE CONSEGUENZE

SPECIALE BOSONE DI HIGGS: LE CONSEGUENZE:


Indubbiamente i dati raccolti in questi anni da CMS e ATLAS mettono in luce un grande e sensazionale risultato: una nuova particella è stata scoperta. Che poi sia il bosone di Higgs o un bosone "X" questo è ancora tutto da vedere. Di certo c'è che la particella si trova in una zona di massa identica a quella che era stata stimata in base alla massa degli altri bosoni e che ne ha proprio tutte le caratteristiche.

Proprio ieri 14 marzo è stato emesso un comunicato congiunto con il quale CMS e ATLAS, le due collaborazioni di LHC al CERN, fanno sapere che dopo aver analizzato due volte e mazza più dati di quanti ne sono stati analizzati prima di emettere il comunicato della scoperta del bosone nel mese di luglio, ora si ha la sicurezza, si tratta proprio "di un bosone di Higgs", la particella che con un particolare meccanismo di interazione è in grado di dare massa alle particelle elementari.




Rimane però ancora aperta una questione, e non una questione da poco: non è ancora chiaro se si tratta proprio del bosone di Higgs atteso, ovvero del bosone che dà massa alle particelle del Modello Standard, oppure se si tratta del più leggero tra numerosi bosoni di Higgs previsti da alcune differenti teorie cosiddette non standard, ma per rispondere a questa domanda ci vuole purtroppo ancora tempo. Di sicuro però c'è che da alcune indiscrezioni si è venuto a sapere che almeno fino ad ora, non c'è traccia di nuova fisica. Ovvero la tanto attesa verifica della supersimmetria della materia, almeno per il momento, è rimandata a nuova data.


Immagine 1: eccesso di fotoni nel canale gamma in
corrispondenza della massa di 126 GeV
Uno dei modi per “vedere” una nuova particella è esaminare i suoi prodotti di decadimento. Una qualunque particella prodotta in un acceleratore non vive un tempo infinito e nel caso del bosone di Higgs, la vita è veramente troppo breve per poterlo osservare attraverso una traccia in un rivelatore, quindi la sua instabilità la porta a decadere seguendo differenti strade, ciascuna compatibile con le sue proprietà. Ogni strada è chiamata canale, ed è proprio osservando l'energia del marasma di particelle prodotte nell'urto tra i protoni ad alta energia, ben 7 TeV, che si sono osservati dei chiari segnali preferenziali di decadimento, corrispondenti a particolari valori di massa. Un po' come dire, il vaso di porcellana si è rotto, ma sommando la massa dei suoi cocci posso risalire alla massa del vaso intero.

L'immagine 1 descrive il numero di eventi gamma prodotti durante l'urto, dallo spettro continuo osservato, dove il numero di eventi decresce con il crescere dell'energia dei fotoni, emerge un tenue ma chiaro eccesso di segnale in corrispondenza di una massa di 126 GeV, il segno che una particella con quella massa decade in coppie di fotoni. Non solo, esaminando il suo decadimento a quattro leptoni nell'immagine 2:

                                                                  H → ZZ → 4L




Immagine 2: in azzurro il canale a 4L
vale a dire, esaminando il suo doppio decadimento, prima in una coppia di bosoni Z, ciascuno dei quali a sua volta decade in due leptoni: 2 elettroni o 2 muoni o 2 tau, si è osservato un segnale di decadimento corrispondente ad una uguale massa. Quello in 4 leptoni sembra però essere un canale di decadimento non particolarmente preferito dal bosone, ma ha il privilegio di avere un basso rumore di fondo, quindi permette una chiara risoluzione in termini di massa. Bene in questo canale si è osservato un segnale corrispondente a una massa di circa 125 Gev, non particolarmente forte ma che avvalora quanto osservato per il canale gamma. In questo stesso canale si sono osservati però altri due segnali, rispettivamente corrispondenti ad una massa ipotetica di Higgs di 150 Gev e di 190 Gev, segnali che potrebbero far pensare che questa nuova particella non sia sola ma che possa esistere una nuova famiglia di particelle assolutamente non prevista dalla teoria. Quindi il solitario bosone di Higgs del Modello Standard potrebbe non essere proprio quello atteso e soprattutto potrebbe essere solo un bosone "X" fra tanti.
In futuro, la ricerca a LHC dovrà perciò puntare allo studio delle proprietà di questa nuova particella proprio attraverso lo studio di tutti i canali di decadimento osservati e osservabili, e per questo ci vuole sicuramente ancora tempo. Se la massa da 126 GeV venisse ulteriormente confermata come quella dell'Higgs del Modello Standard, rimarrebbero però ancora aperte delle questioni non banali.

Immaginiamo l'universo con il  bosone di Higgs appena scoperto. Proprio lui, il bosone, è il responsabile delle proprietà massive della materia, dell'inerzia dei corpi e soprattutto dell'evoluzione dell'universo. Ma visto che dà massa ai corpi, vuoi che non abbia nulla a che fare con la forza di gravità?

Quando si sviluppa un modello, soprattutto se funziona, per far si che funzioni meglio si apportano un gran numero di correzioni, a volte vere e proprie aggiunte, che quasi sempre si accordano con il modello base, ma a volte suonano un po da accorgimenti necessari a far stare in piedi qualcosa che altrimenti in piedi da solo non starebbe.  Diciamo subito che questo non è il caso del Modello Standard, una teoria che funziona sin troppo bene ma, come abbiamo già detto nei precedenti articoli, il modello del mondo materiale ha la pecca di non prevedere la massa, un po' come dire che l'universo è immateriale ed è solo grazie al campo di Higgs che la massa, finalmente e per fortuna, compare. Ora il problema non è tanto se il bosone appena scoperto sia o meno quello del Modello Standard, ma che il bosone di Higgs esista veramente, e almeno questo sembra essere definitivamente provato. Se fino ad oggi abbiamo felicemente sperato che il campo di Higgs fosse realtà, sono ora le conseguenze della sua sola e misteriosa esistenza a creare un po' di ansia. Se provassimo a descrivere l'universo tramite le teorie di GUT (Grand Unification Theory) ibride, che si basano sostanzialmente sul Modello Standard ma prendono in considerazione una espansione inflativa dell'universo, cioè una espansione tale da causarne la separazione in parti disgiunte, abbiamo che ... in origine era il campo di Higgs (campo inflatore) e il suo bosone, l'inflatone. L'inflatone oscillava intorno al valore di equilibrio del potenziale a causa dell'altissima temperatura di un universo grande pochi centimetri, producendo nell'universo un'espansione a velocità crescente. Quando la velocità di espansione superò la velocità della luce, l'universo si inflazionò dividendosi in parti disgiunte tra loro; dopo pochi brevissimi istanti dal Big Bang, la rottura spontanea di simmetria del campo di Higgs portò l'energia del potenziale ad uno stato di energia minima del vuoto. Intanto però, prima che l'inflazione si verificasse, la radiazione elettromagnetica era riuscita ad attraversare tutto l'universo permettendo quindi ad ogni sua parte di avere identiche proprietà di densità e temperatura. In questa fase di rapida espansione e raffreddamento, il campo di Higgs si separò in quattro distinti campi, uno per ogni forza fondamentale, cosicché per la rottura di simmetria di ciascuno dei campi di forza, con l'eccezione dei mediatori dei campi elettromagnetico (fotone) e dell''interazione forte (gluone), acquistarono massa seguendo il meccanismo che abbiamo spiegato nel precedente articolo (2).

Purtroppo per quanto riguarda la forza di gravità per ora è stato un insuccesso, non si sa ancora nulla sull'esistenza o meno del gravitone e della sua eventuale massa, tanto meno se è o meno un campo quantizzato, mentre invece si conoscono perfettamente le masse dei bosoni W e Z associati all'interazione debole della materia.

Da allora, l'evoluzione dell'universo è proseguita fino ad oggi, data in cui sono ancora molte le incognite sulla sua natura e sulla natura della gravità. E se per esempio la gravità non fosse in nessun modo collegata alla massa della materia, quindi all'energia? Sicuramente questo porterebbe ad una necessaria e fondamentale revisione del nostro pensiero sull'origine e sulla natura dell'universo, una circostanza questa, che oltre ad incuriosire è sicuramente eccitante. Certo che sarebbe tutto da rifare, ma le potenzialità di LHC sono ancora tante, vedremo cosa ci riserverà il futuro. 

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mercoledì 13 marzo 2013

INFN: Siamo seduti su un mare di uranio e torio

INFN: Siamo seduti su un mare di uranio e torio:
Comunicato stampa - Sotto la crosta terrestre, nello strato del mantello, uranio e torio radioattivi funzionano come una stufa che riscalda il pianeta ed è, almeno in parte, responsabile dei movimenti della crosta, quindi delle attività dei vulcani, dei terremoti, della formazione di nuovo fondale marino. Ce lo confermano direttamente i neutrini provenienti dalle profondità del nostro pianeta – i “geoneutrini” -  rilevati dall’esperimento Borexino ai Laboratori del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare...

martedì 26 febbraio 2013

Che cosa farà LHC nei due anni di pausa?

Che cosa farà LHC nei due anni di pausa?:
Qualche giorno fa, in occasione dell'annuncio della chiusura della attività di LHC per i prossimi due anni, qualcuno mi chiedeva di spiegare quali saranno le attività che interesseranno l'acceleratore, in vista della riaccensione prevista nel 2015.
Se ricordate, LHC doveva partire nel 2008, collidendo protoni contro protoni a un'energia del centro di massa di 14 TeV, 7 TeV per fascio. Un'energia del genere non si raggiunge in un solo colpo, e le attività erano iniziare con fasci prima a 900 GeV, l'energia alla quale i protoni entrano in LHC iniettati dall'SPS, e poi sempre maggiore. È stato durante un tentativo di portare i fasci a circa 5 TeV che è successo l'incidente che ci ha tenuti fermi un anno.
I magneti che tengono i protoni in ordita circolare lungo l'anello di 27 chilometri devono fare circolare correnti sempre maggiori mano a mano che l'energia dei protoni aumenta: più i protoni viaggiano veloci, maggiore è l'intensità del campo magnetico necessario per tenerli in strada, maggiore la corrente necessaria. Quello che è successo nel 2008 può riassumersi così: per far circolare correnti così elevate i magneti sono superconduttori, e lavorano a temperature molto molto basse. Se la temperatura sale per una ragione o per l'altra, i conduttori nei magneti smettono di essere superconduttori, e l'enorme corrente che li attraversa li scalda. Nel caso dell'incidente, una delle connessioni tra un magnete e l'altro aveva una resistenza troppo elevata rispetto a quella che avrebbe dovuto, e il passaggio della corrente l'aveva scaldata, provocando il riscaldamento del resto del magnete, e una fuoriuscita incontrollata e disastrosa dell'elio che usiamo per raffreddare i magneti. Quench, e bum!
Il risultato lo conoscete: un anno per riparare la sezione danneggiata, e una ripresa delle attività nel 2009 a energia ridotta, per evitare altri riscaldamenti simili. Praticamente tutte le connessioni mostravano infatti lo stesso problema di resistenza troppo elevata.
Finito il primo periodo di presa dati, si pone oggi il problema di cosa fare per portare LHC in condizione di porte accelerare protoni a 7 TeV, invece del 3.5 TeV ottenuti finora. Visto l'esperienza del 2008, le cose da fare sono in sostanza due: sostituire le connessioni tra i magneti che hanno una resistenza troppo alta (praticamente tutte), e installare delle valvole aggiuntive che possano sfogare l'elio senza effetti disastrosi nel caso dovesse succedere un'altro incidente come nel 2008 (che non dovrebbe succedere se le connessioni vengono messe a posto, ma insomma, non si sa mai).
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Lo schema qui sopra (che potete anche scaricare in PDF) riassume bene tutti i passaggi necessari per ottenere i due obiettivi di cui parlavo rima (nuove resistenze, e valvole di sfogo). Ve li traduco, commentando qua e la:
  1. Apertura di 1695 connessioni tra magneti, e rimozione delle interconnessioni
  2. Ricostruzione completa di 1500 di queste interconnessioni (quelle con la resistenza troppo alta)
  3. Consolidamento delle 10170 resistenze di contatto (le splice) che devono supportare 13 kA (l'ampere è l'unita di misura della corrente elettrica, e 13000 A - che sta per ampere - sono un sacco di corrente), installando 27000 ponticelli (gli shunt, che servono a scaricare la corrente nel caso le connessioni dovessero avere dei problemi)
  4. Installazione di 5000 sistemi di isolamento elettrico riparati
  5. Esecuzione di 300000 misure di resistenza elettrica
  6. Esecuzione di 10170 saldature delle linee di connessione in acciaio
  7. Esecuzione di 18000 test elettrici di Controllo Qualità
  8. Esecuzione di 10170 test di tenuta stagna
  9. Sostituzione di 4 magneti quadrupoli
  10. sostituzione di 15 magneti dipoli
  11. Installazione di 612 valvole di sfogo, per portarne il numero totale a 1344
  12. Consolidamento dei circuiti elettrici a 13 kA nelle 16 scatole di alimentazione principali.
Come vedete, c'è molto da fare, e le attività sono già iniziate. Due anni possono sembrare lunghi, ma per una serie di operazione del genere ogni minuto è prezioso.
Al prossimo giro, vi racconto invece che cosa farà ATLAS durante lo stesso periodo, sia con l'analisi dei dati raccolti, che con i lavori di riparazione e miglioramento del rivelatore.


© Marco @ Borborigmi di un fisico renitente, 24/02/2013. (Some right reserved)|
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venerdì 22 febbraio 2013

A caccia della quinta forza nelle viscere della Terra

A caccia della quinta forza nelle viscere della Terra:
Una ricerca mira a rivelare un'ipotetica quinta forza fondamentale della natura dovuta all'interazione a lunga distanza tra gli spin delle particelle. L'apparato sperimentale con cui verificare questa forza sconosciuta è il nostro pianeta, in particolare i minerali ferrosi che abbondano nel mantello terrestre. Se confermata, questa interazione permetterebbe di studiare punti del mantello inaccessibili con le tecniche attuali...

venerdì 25 gennaio 2013

Il protone è diventato più piccolo

Il protone è diventato più piccolo:
Un esperimento sull'idrogeno muonico, in cui l’elettrone è sostituito da un muone, cioè da una particella più massiccia dell'elettrone ma con carica uguale, ha stimato il raggio del protone con una precisione senza precedenti. Il nuovo valore è molto più piccolo rispetto al raggio "ufficiale", e conferma quello trovato alcuni anni fa dallo stesso gruppo di ricerca. Le cause di questa differenza non sono ancora chiare e verranno indagate con ulteriori esperimenti già in fase di preparazione...

mercoledì 9 gennaio 2013

Oltre lo zero assoluto, una temperatura negativa "scottante"

Oltre lo zero assoluto, una temperatura negativa "scottante":
Sfruttando le proprietà quantistiche che emergono in gas ultrafreddi portati allo stato di condensati di Bose-Einstein, un gruppo di ricerca tedesco ha raggiunto una temperatura di alcuni nanokelvin inferiore allo zero assoluto. Questi gas a temperatura assoluta negativa si comportano per alcuni aspetti come se fossero "infinitamente caldi"...